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Lecce
matrona bambina
che fluttua via in una taranta di scarpette
bianche.
Lecce
dama d’occhi
palpitanti di sacro,
induriti di pietra,
china tra gli archi
dove risuona un suono segreto
nel pentagramma bianco dei vicoli.
Lecce vascello latteo
che solca oceani
verdi d’ulivi.
Lecce delle rondini che rincorrono l’aura che si perde,
e biancheggiando s’addormenta
quando tutto l’azzurro s’arancia.
Lecce che si pettina un ventaglio di capelli
del colore della notte.
Lecce nascosta nel seno salmastro della terra
imbalsamata nella furia della canicola,
sognante dentro un tempo solo sognato.
Lecce glauca
ubriaca d’azzurro che sbalza
oltre l’ultima tegola
che canta per il vuoto.
Lecce
azzittita dalle cicale,
tagliata dalla luce,
arrossita dalle mareggiate del sole,
come dopo l’amore.



Foto di Alice La Torre
Davide Maria Zazzini è nato il 14 aprile 1996 a Pescara. Da quattro anni studia a Roma, dove si è laureato in Lettere moderne e continua a studiare ora Filologia Moderna. Ama i Pink Floyd, i romanzi di Gabriel García Márquez e Calvino, le poesie di Montale, Gatto, Neruda, Prévert e Catullo. Ma il cinema è la sua passione maggiore: soprattutto Fellini, Bertolucci, Forman e Scorsese.