Carte da vedere

Saluti dalla Versilia


Per gli altri articoli di Pierfrancesco

Quando ero piccolo trascorrevo tutti i mesi estivi che separano l’anno scolastico passato dal successivo a Viareggio, con i miei genitori e mio fratello. I miei nonni erano anziani e avevano abbandonato l’abitudine di raggiungerci al mare per passare l’estate con noi. Quelle vacanze si concludevano immancabilmente con la scelta di una cartolina da spedire a mia nonna. Lei ci teneva particolarmente e così mio fratello ed io venivamo sempre obbligati a partecipare di questa dimenticata usanza epistolare. Data la nostra statura passavamo minuti interminabili a consultare uno di quei meravigliosi porta-cartoline girevoli posti all’esterno delle varie edicole del paese, esaminando solo la parte più bassa degli articoli.

Le edicole, da bambini, erano motivo di immensa gioia, tanto quanto lo erano i pomeriggi passati sulla sabbia ustionante del Bagno Balena a giocare, guidati da inesauribile e fanciullesca fantasia, insieme agli amici del mare; lo erano tanto quanto le passeggiate in pineta, che spesso si concludevano con una ciambella ripiena di cioccolato al Gatto Nero, le ore trascorse a scegliere i film a noleggio nelle decadenti videoteche o le mattinate passate dentro le acque torbide del mare versiliese (la città delle mie estati non era perfetta, ma io l’amavo così). Nelle edicole, infatti, si trovavano gli ammirevoli gadget che ogni bambino, arrivando in spiaggia, mostrava con orgoglio ai compagni di giochi. Vi si trovavano le figurine ed i coloratissimi libretti di rompicapo semplificati dagli adulti per noi. Il divertimento era inferiore soltanto a quello tempo trascorso al negozio di videogiochi, fantasticando sul prossimo acquisto, puntualmente negato in vista delle esigenze più alte dell’economia di famiglia, che un bambino, a quell’età, ancora non può comprendere. Ma, videogames a parte, quel che più mi attirava, all’interno come all’esterno dell’edicola, erano proprio quegli espositori girevoli sui quali erano disposti i colori delle più svariate cartoline. Da quelle con le foto dei luoghi iconici di Viareggio, dalla statua di Arlecchino alla torre dell’orologio, a quelle della città vista dal mare, fino a quelle dei luoghi limitrofi, ogni cartolina mi affascinava per un diverso motivo. Credo che anche per questa ragione la scelta di quale spedire alla nonna fosse tanto terribile e difficile: tutte quante erano bellissime. Ma, di certo, la scelta non poteva ricadere su una di quelle recanti le foto della Maremma, di Punta Ala o di Lido di Camaiore. L’estate era trascorsa a Viareggio ed io mi domandavo costantemente come quelle cartoline fossero finite lì. Forse chi le aveva consegnate all’edicolante aveva sbagliato ed egli stesso non si era accorto dell’errore, prima di esporle, così come non si accorgeva mai delle cartoline fuori posto e che provvedevo ordinatamente a risistemare io in vece sua. Forse servivano a soddisfare le richieste di una clientela bugiarda, di fedifraghi e di ingannatori.  Forse i paesi esposti avevano un accordo e anche loro mostravano in cambio tutte quelle cartoline di luoghi stranieri. Chi sa se tutte quante rispettavano i patti o se esponevano solo le loro immagini per portare più acqua al loro mulino e più visitatori alle loro tasche. Continuando ad interrogarmi, le scartavo puntualmente per concentrarmi sulle più belle foto di Viareggio. Alcune di loro le riconoscevo, piccole piccole, in mezzo a foto di altre località di mare raccolte nella stessa cartolina sotto una anonima scritta “Versilia” ed anche in queste occasioni non capivo che cosa potesse esser capitato: noi non avevamo trascorso le vacanze in Versilia, bensì a Viareggio. Ancora non sapevo che un’intera riviera, fatta di piccoli paesini, potesse cadere tutta quanta sotto lo stesso nome. Io ero fedele all’idea di Viareggio e non volevo tradirla per questa mai conosciuta Versilia.

Quando mia madre e mio padre si scocciavano di vederci girare i porta-cartoline, probabilmente sotto lo sguardo infastidito del proprietario dell’edicola, ci prendevano in braccio. Così io e mio fratello eravamo capaci di consultare anche gli articoli posti ai piani più in alto. Che meraviglia, girare intorno all’espositore guardando tutte quelle foto nuove, magiche e mai viste prima fino a quel momento. Allora, nell’indecisione, si chiedeva il permesso di girare di nuovo l’espositore per rivedere ancora una cartolina nascosta. Permesso che veniva quasi sempre negato. Una volta scelta la più estasiante delle cartoline, si pagava e si andava a scriverne a casa il contenuto ossequioso.

Una volta, deluso per non aver trovato quella giusta e dopo essermi appena tolto la curiosità del perché nessuna di quelle cartoline poste così fiduciosamente all’esterno dei locali venisse mai rubata, chiesi ai miei i motivi di tutte quelle cartoline recanti la scritta “Saluti dalla Versilia!”. Noi non ci trovavamo lì, ma a Viareggio ed io non volevo mentire a nonna. Così i miei genitori devono essere scoppiati inconsultamente a ridere poiché ricordo che mi adirai con loro per aver sottolineato la mia ignoranza infantile. Ma subito dopo mi risposero esaurientemente ed io nel perdonarli scoprii che effettivamente ci trovavamo a Viareggio, ma contemporaneamente anche in Versilia. Così imparai anche che i nomi delle regioni potevano riferirsi a entità più piccole di quelle venti che mi avevano insegnato a scuola, come una zona marittima a sé, appunto. Ma l’effetto più stupefacente di questa vicenda si verificò l’ultimo giorno di quella vacanza, quando non c’era più tempo per decidere quale cartolina spedire alla nonna ed io e mio fratello non volevamo perdere neanche uno degli ultimi attimi coi nostri passeggeri ma carissimi amici del mare. Quel giorno mi arrampicai da solo sull’espositore ed anziché passare interminabili minuti, assieme a mio fratello, a scegliere la cartolina più bella, scelsi di colpo quella con una foto unica nel suo genere. L’avevo sempre considerata la foto più bella di tutte, senza alcun dubbio, ma non mi ero mai arrischiato a prenderla in mano, proprio perché non volevo mentire alla nonna sul luogo magico in cui avevamo trascorso le vacanze. Girai un’ultima volta l’espositore per esserne sicuro e scelsi proprio la cartolina con la foto più bella, scattata dall’alto sul mare, con una scritta sgargiante sopra, dei colori dell’arcobaleno: “Saluti dalla Versilia!”.

Non ricordo il contenuto della lettera, ma ricevetti da mia nonna più baci che mai e più complimenti per il bel luogo delle nostre vacanze.


Pierfrancesco Quarta è nato il 22 Dicembre del 1995 a Fiesole, paesino di origini etrusche in provincia di Firenze, città in cui cresce e conclude gli studi classici. Dopo aver conseguito la laurea triennale in Studi letterari e filosofici all’Università di Siena con una tesi sulla concezione esperienziale del romanzo nel pensiero di Walter Benjamin, torna nuovamente a Firenze, dove è attualmente iscritto al corso di laurea magistrale in Scienze filosofiche. Appassionato di filosofia, letteratura, cinema e soprattutto di musica, ha alle spalle un passato da batterista in una band emergente fiorentina.