Cosa abbiamo letto a Dicembre in redazione
La matematica è politica
Chiara Valerio
Einaudi, 2020

La matematica è politica, pubblicato da Einaudi per la collana Vele, dedicata ai saggi brevi, contiene una limpida riflessione della scrittrice – matematica di formazione – Chiara Valerio, sulla maniera d’interpretare oggi il sistema democratico occidentale. È uno studio che prende forma a partire dai recenti sconvolgimenti che quest’annus horribilis ha portato con sé, accentuando, agli occhi dell’autrice, sostanziali problematiche riguardo l’attività di gestione della cosa pubblica. Attraverso una divisione in piccoli capitoli tematici, e con un linguaggio accessibile e lontano dall’ermetismo che si è soliti attribuire al settore, Chiara Valerio accosta alla politica un modo di ragionare, più che un personale punto di vista: la matematica in quanto sistema di pensiero democratico, poiché in essa le verità, lungi dall’essere assolute, sono partecipate e per questo non ammettono principi di autorità; poiché il ragionamento deduttivo affranca l’uomo dall’apprendimento vincolato all’esperienza diretta; e poiché, infine, un sistema in cui si ammettesse l’esistenza nascosta di una verità assoluta, sarebbe inevitabilmente (e pericolosamente) deresponsabilizzante. Una soluzione concreta sarebbe quella di pensare una società democratica come un sistema in cui l’errore è presente, non eliminabile ma misurabile, e dove ci si imponga una valutazione degli accidenti (si veda Covid-19) «non solo dal punto di vista sanitario ma anche da un punto di vista culturale».
Dante
Alessandro Barbero
Laterza, 2020

Alessandro Barbero confeziona un accurato lavoro di ricostruzione storico-filologica sulla figura di Dante, focalizzandosi maggiormente sull’uomo prima che sul poeta, senza ovviamente rinunciare al prezioso sostegno dei testi (e della Commedia in primis), scandagliando in profondità la vita pubblica e privata di Dante, le sue relazioni e i suoi contrasti nella fiorente società fiorentina. Lo storico racconta con dovizia di particolari e chiarezza prosastica l’infanzia, l’adolescenza e la giovinezza del poeta, gettando luce non solo sugli aspetti meno noti della sua parabola esistenziale precedente all’esilio e alla cacciata di Firenze, ma anche sulle abitudini, sui vezzi e sui fenomeni più caratterizzanti della società urbana prerinascimentale, che a poco a poco si evolveva, inaugurando nuove forme di commercio e governo politico, emancipandosi sempre più dai vecchi retaggi e stilemi feudali. Soffermandosi a più riprese sul Dante cavaliere, giovane di belle speranze, militante politico e fervente uomo di città, Barbero dà vita ad una narrazione fluida e godibile, in costante equilibrio tra divulgazione e approfondimento, che riesce a dar conto anche della scarsezza di documentazione relativa agli ultimi anni di vita del poeta. Un viatico ideale per inaugurare un anno, il 2021, interamente dedicato alle celebrazioni dei 700 anni dalla morte del Sommo Dante Alighieri.
La guerra al buio. Céline e la tradizione del romanzo bellico
Pierluigi Pellini
Quodlibet, 2020

La guerra al buio. Céline e la tradizione del romanzo bellico è un volumetto agile ma ben approfondito in cui Pierluigi Piellini scandaglia con approccio critico e con il puntuale supporto dei testi e dell’epistolario celiniano le forme e declinazioni con cui il tema bellico è entrato di volta in volta nell’opera di Louis-Ferdinand Céline, le modalità espressive e retoriche con cui è stato esperito ed enucleato dall’autore, affermandosi, sin dal suo capolavoro, Viaggio al termine della notte, come nucleo magmatico intorno a cui gravita l’intera vicenda esistenziale e letteraria dello scrittore francese. Sviluppando una riflessione che si muove dai romanzi alla storia e dalla storia ai romanzi, in virtù di un accurato lavoro di contestualizzazione prospettica, di concisa analisi degli ingenti e rapidi sviluppi occorsi in ambito bellico a cavallo tra i due secoli, Pellini evidenzia l’importanza decisiva della Prima Guerra Mondiale non solo nell’opera di Céline, tracciando possibili e legittimi accostamenti con altri romanzieri in merito all’argomento marziale – in special modo a proposito della sua messa in forma e delle divergenti convinzioni transgenerazionali sul ruolo e sul significato storico-sociologico dei conflitti –, ma anche nella creazione di un immaginario militare moderno, scevro ormai dalle mitologie e dalle affabulazioni romantiche sulla grandezza della guerra, dello scontro armato e della cavalleria.
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