Letteratura

Letture di redazione

Cosa abbiamo letto a Ottobre in redazione


Il colibrì
Sandro Veronesi
La nave di Teseo, 2020

Il colibrì, romanzo di Sandro Veronesi che si è aggiudicato il premio Strega 2020 e che molto è piaciuto a critica e lettori, è un testo vivo, contemporaneo, capace di riflettere e appassionare. Parla della vita di Marco Carrera, che da ragazzo viene soprannominato Colibrì a causa della propria statura, e proprio come il piccolo volatile spreca un sacco di energie pur di restare fermo. Il romanzo, facendo presagire fin dalla prima pagina una realtà di sciagure, potrebbe sembrare il resoconto di una tragedia umana, dove il destino si accanisce contro il protagonista, ma in realtà, a uno sguardo più attento, il vero epicentro della narrazione risiede nella vitalità e nell’abnegazione di Marco Carrera. Difatti, nel corso di tutto il libro la forza centripeta del dolore si scontra con la robusta resistenza alle avversità del Colibrì, capace con uno sforzo eroico di non lasciarsi mutare dagli eventi, di restare immobile, sempre identico a sé stesso, affermandosi con forza come soggetto e non come semplice spettatore della propria vita. Il colibrì, dunque, sebbene in alcuni momenti sembri essere proprio quello che il lettore si aspetta che sia – un libro appagante e corretto, forse troppo, e incapace di una vera e propria originalità –, è comunque un romanzo profeticamente attuale, che sa rappresentare perfettamente le rassicuranti incongruenze dei nostri giorni e in grado di descrivere le difficoltà che si annidano nella quotidianità. L’ultimo lavoro di Veronesi è per questo principalmente un romanzo della speranza, in cui il meglio deve ancora avvenire. In cui il domani ha ancora senso viverlo.


Camere separate
Pier Vittorio Tondelli
Bompiani, 2016

Camere Separate (1° ed. 1989), ultimo lascito di Pier Vittorio Tondelli, è un romanzo interiore, un lavoro di scavo, doloroso e sfibrante, che l’autore decide di intraprendere non appena superati i trent’anni, poco prima della sua prematura morte. È la storia della maturazione sofferta di Leo – protagonista e alter ego dell’autore stesso – che rivivendo il proprio passato cerca di comprendere l’assoluto che si cela nell’amore e più in generale nella vita. La narrazione non segue un filo cronologico; Tondelli, attraverso un sapiente montaggio, riesce a farci muovere, quasi senza accorgercene, dal presente della contemporaneità al passato dell’esperienza e viceversa con disinvoltura ed eleganza. Eppure, nonostante la matrice autobiografica del libro, la storia non si limita ad essere una banale finestra sulla realtà altrui, tutt’altro. La vacuità dell’esperienza personale diviene archetipo e i meri fatti biografici riescono a essere così pregnanti da oggettivarsi e divenire uno splendido affresco delle insicurezze e delle fragilità che noi tutti viviamo.


Le vite che nessuno vede
Eliane Brum
Sellerio, 2020
trad. it. Vincenzo Barca

Raccolta di reportage narrativi composti nell’arco di quindici anni, Le vite che nessuno vede (selezionato per il National Book Award 2019) è il primo libro pubblicato in Italia di Eliane Brum, giornalista e scrittrice nativa di Ijuí, nel sud del Brasile, che collabora, tra gli altri, con Internazionale, El País e The Guardian. L’opera della Brum, corale e polifonica, rifugge dalla rappresentazione, semplice e mistificatrice, di un Brasile di facciata, stilizzato, impoverito più che mai dall’abusato storytelling che imperversa ormai da anni sui media e in televisione, e si spinge oltre, sino a scavare negli antri più bui di un paese diviso e impoverito. Calandosi con forza all’interno di un dedalo fertile e doloroso di realtà a noi lontane, Le vite che nessuno vede ha il pregio di avvicinarci, attraverso una prosa asciutta e rigorosa, empatica ma poco avvezza a cesellature improprie e superflue, allo spettro variegato dei tanti “Brasili” che coesistono precariamente uno al fianco dell’altro, a cui ci si interessa di rado e senza vera attenzione. Ne vien fuori un ritratto multiprospettico, potente nella lingua e nelle immagini che essa riesce a veicolare limpidamente, un puzzle variegato e ricco di sfumature, a tratti desolante e penoso, che ci ricorda che le sofferenze degli uni sono sempre uguali alle sofferenze degli altri, a prescindere dai motivi scatenanti, dalle situazioni contingenti e dalla geografia dei luoghi e dei poteri.  


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