Cosa abbiamo letto a Giugno e Luglio in redazione
Perturbamento
Thomas Bernhard
Adelphi, 2014
a cura di Eugenio Bernardi

Perturbamento (1° ed. 1967), uno dei capolavori di Thomas Bernhard, è un romanzo verticale, che scava, con la brevità, la concisione e la maniacale ossessione tipiche dello scrittore austriaco, nelle esperienze umane di personaggi in bilico tra la follia e la sua accettazione razionale, all’interno di un mondo ormai apparentemente privo di senso, in cui vige l’insignificanza delle cose e persino le parole sembrano aver perso di peso e valore. Il narratore omodiegetico (e allodiegetico) si mette da parte (come spesso accade alle voci narranti di Bernhard) per lasciare la parola agli altri, sostanziandosi in quanto testimone, silenzioso ma attento, della pazzia, dell’ottusità, della desolazione, della malattia degli uomini che compongono il panorama esistenziale che lo circonda e che, seppur lontani per censo e geografia, appaiono vicini, affini per una sorta di retaggio atavico e coercitivo, per una maledizione inscalfibile. La negazione della felicità, sentimento quasi inimmaginabile nei paesaggi montagnosi e solitari di Bernhard, è la condizione princeps, che si declina, in Perturbamento, anche come negazione del tempo presente, improlungabile e indifendibile, il cui lungo commiato è decantato con una scrittura scarna, lucida, precisa e potente, echeggiante di ritmi ancestrali e feroci nostalgie.
L’avventura di un povero cristiano
Ignazio Silone
Mondadori, 2018

Pubblicato per la prima volta nel 1968, L’avventura di un povero cristiano, romanzo unico e particolare, scritto sotto forma di pièce teatrale, racconta con piglio naturalistico e competenze da storico le vicende turbolente che nel giro di poche settimane sconvolsero la vita di Fra Pietro da Morrone, il quale, proclamato papa col nome di Celestino V nel luglio del 1294, abdicò, rinunciando al soglio pontificio, pochi mesi dopo, incapace di tollerare le degenerazioni e i giochi di potere della Chiesa di Roma, poco confacenti al suo radicale e genuino spirito cristiano e francescano. Silone, come accade sempre nelle sue opere, prende una posizione netta in favore del suo personaggio principale, di cui è abile a tracciare una fisionomia concisa e rivelatrice, e attraverso lo sviluppo dell’intreccio, in questo caso interamente documentato e veritiero, riesce a restituire con la visceralità a lui consona l’esperienza esistenziale di una vita unica, il cui portato valoriale oltrepassa la contingenza storica per giungere sino a noi, nascondendo in germe un’esemplarità universale di senso e significato capace di sconfiggere l’oblio e la dimenticanza.
Cesare Pavese controcorrente
Riccardo Gasperina Geroni
Quodlibet, 2020

A settant’anni dalla morte, nonostante la canonizzazione più che certificata, Cesare Pavese resta, a buon diritto, un autore enigmatico, ricco di prismatiche e ombrose sfaccettature, che la critica non è riuscita ancora ad interpretare e a incasellare pienamente. L’agile libretto di Riccardo Gasperina Geroni – Cesare Pavese controcorrente – non è solo un valido vademecum per una ricognizione storico-teorica delle posizioni critiche più blasonate che negli anni (soprattutto nei primi decenni del secondo Novecento) si sono susseguite e avvicendate, spesso contraddicendosi, ma è anche e soprattutto la proposta originale di un percorso interpretativo imboccato a ritroso, dalla fine all’inizio, capace di individuare e fare emergere il filo rosso soggiacente in profondità sotto la trama e l’ordito dell’intera opera pavesiana, variegata e multiforme, che sin dai primi lavori, persino quelli di traduzione, è pervasa da una tensione irriducibile e non sintetizzabile che oscilla tra mito, poiesi letteraria/poetica e ricerca dell’origine fondante dell’esperienza e dell’emozione.
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