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In un contesto in cui l’individuo (autore-lettore) non riesce a dar una forma e senso all’intrico pulviscolare del mondo che sembra soccombere sotto l’urto di uno sconquasso generale, l’autore salva come valori irrinunciabili il rapporto diretto tra lo scrittore e il pubblico, e il rapporto d’amore tra uomo e donna. Per cui costruisce il libro «calcolando tutto in modo che il lieto fine più tradizionale – le nozze dell’eroe e dell’eroina – venisse a sigillare la cornice che abbraccia lo sconquasso generale»[1]. L’unione finale non è improvvisa né sorprendente, ma è annunciata e cercata sin dal primo incontro: per questo già nel capitolo settimo, nel primo contatto sessuale l’autore vi «legge il possibile avvenire d’una convivenza.[…] Domani, Lettore e Lettrice, se sarete insieme, se vi coricherete nello stesso letto come una coppia assestata, ognuno accenderà la lampada al suo capezzale e sprofonderà nel buio»[2]. L’unione sessuale, rimarcata anche dall’unità di luogo (così come “un grande letto matrimoniale” sancirà l’unione finale), rende indistinguibili le due entità. L’autore, attentissimo a notarlo, avendo spostato la visuale sullo spazio, muta anche la considerazione ontologica degli individui che lo abitano:
È venuto il momento di chiamarvi con la seconda persona plurale, operazione molto impegnativa, perché equivale a considerarvi un unico soggetto. Dico a voi, viluppo non ben discernibile sotto il lenzuolo aggrovigliato[3].
A.J. Greimas, la cui influenza è assolutamente decisiva per la struttura del romanzo, afferma che il tatto (in questo caso corporeo e reciproco) «si situa tra gli ordini sensoriali più profondi, esprime prossemicamente l’intimità ottimale e manifesta, sul piano cognitivo, la volontà della congiunzione totale»[4]. Tuttavia, Calvino, in questo passaggio, parte da una concezione mono-sensoriale dell’atto per superarla riunendo e sublimando tutti le dimensioni sensorie prima attivate separatamente nei romanzi. La lettura visiva del corpo, pelle su pelle, è il trionfo di tutti i sensi e avviene, infatti, «attraverso canali d’informazione tattili, visivi dell’olfatto, e non senza interventi delle papille gustative. Anche l’udito ha la sua parte»[5]. Per poter parlare di sessualità in letteratura, bisogna impiegare necessariamente livelli semantici diversi, spogliando la scrittura di una semantica connotativa, e rivestendola di corrispondenze tra segno e senso nuove che creano una dimensione dell’ἔρως profondamente umana e reciprocamente conoscitiva. Del resto per lo scrittore era chiarissimo che «la sessualità è un linguaggio in cui quello che non si dice è più importante di quello che si dice»[6].
Il corpo allora, spogliato delle sue connotazioni fisiche immediate, si “veste” solo di parole: diventa uno spazio di lettura, un libro, un’altra storia da leggere, e i sensi sono i suoi codici comunicativi, il suo linguaggio che, sublimato, rende possibile la comunicazione reciproca e la congiunzione totale. Per cui l’armonia complementare dei sensi non è solo tattile, ma crea quello che Brillat-Savarin definirebbe il senso “genesico”: una sovradimensione ulteriore che fiorisce proprio nell’atto sessuale. Non a caso il pensatore francese sarà tenuto in considerazione da Calvino per un libro sui cinque sensi, come dati fondamentali di cognizione del mondo, ormai abbandonati dall’uomo contemporaneo[7]. L’opera, rimasta emblematicamente incompiuta e pubblicata postuma da Garzanti nel 1986, desume il titolo Sotto il sole giaguaro dal racconto omonimo già citato[8]. In questa storia torna lo stesso protagonismo di coppia de Il viaggiatore: c’è un personaggio maschile (qui anche narratore) non identificato né con un nome né con i tratti somatici (come il Lettore), ed uno femminile, con un nome preciso: Olivia, donna volitiva, energica, sensuale e intelligente proprio come Ludmilla. E l’intesa sessuale, che si è rarefatta dopo anni di convivenza (diversamente da Il viaggiatore, in cui è solo all’inizio), rinasce improvvisamente in un viaggio in Messico (che Calvino aveva visitato personalmente nel 1976) grazie all’esplorazione di un senso specifico: il gusto. Le pietanze locali, così pepate ed estrose, innescano nella mente del protagonista e della donna un rotolio di immagini e stimolazioni erogene; così, attraverso sapori ammalianti e voluttuosi, e soprattutto attraverso uno scatto mentale del protagonista, simile a quello finale del Lettore del Viaggiatore, rifiorisce l’intimità sessuale.

Ma non va dimenticato che la congiunzione di piacere erotico e gastronomico è un sottofilone tematico antichissimo della narrativa calviniana, che affiora già con Il sentiero dei nidi di ragno, continua con Furto in una pasticceria (Ultimo viene il corvo) e arriva fino a Palomar, che troviamo eccitato dai cibi esposti in vetrina in Un chilo e mezzo di grasso d’oca e ne Il museo dei formaggi. Amico e parente di Brillat-Savarin era Charles Fourier, la cui filosofia è approfondita da Calvino negli anni che precedono la pubblicazione de Le città invisibili, da un lato per la tensione tra libertà individuale e organizzazione capillare della struttura che si riflette, poi, tanto nelle Città quanto nel Viaggiatore (ma a ben vedere è anche il fondamento tematico-strutturale già de Il castello dei destini incrociati), dall’altro per la precisissima catalogazione delle passioni umane, in cui quelle gastronomiche ed erotiche sono considerate complementari. Nella società ideale del filosofo francese, infatti, «la classificazione dei gusti regola anche il perfetto funzionamento del sistema degli amori»[8].
Fourier difende e promuove il principio del piacere individuale nelle sue manifestazioni culinarie e sessuali, dimostrando che la repressione delle passioni è nociva per la felicità del singolo e quindi della Società. E accanto ai “cinque appetiti semplici dei sensi” e alle “quattro passioni semplici dell’anima” colloca le passioni “distributive”: le Cabaliste, le Papillone e la Composite. L’ultima è precisamente «il bisogno di piaceri che soddisfino insieme i sensi e lo spirito per potersi abbandonare ad un cieco entusiasmo»[9]. Quello stesso bisogno che soddisfano nel rapporto sessuale Ludmilla e il Lettore, e che nel viaggio in Giappone Calvino rintraccerà nelle stampe erotiche giapponesi, “leggendovi” «la compresenza nell’amore fisico di fattori estetico-emotivi molto diversi che agiscono simultaneamente»[10].
Il giovane Amedeo, protagonista di L’avventura del lettore, verifica da se l’inconciliabilità tra lettura e vita attiva, dovendo far scorrere continuamente lo sguardo oltre il libro per arrivare alle gambe della donna arrivata a mare, e anche durante l’atto sessuale rimarrà sempre convinto che «nulla eguagliava il sapore di vita che è nei libri»[11]. Differenza fondamentale con questo “romanzo” in cui il rapporto amoroso nasce grazie a un libro che causa una doppia attesa parallela e complementare: di sé e della donna. Così i due livelli, proprio perché fioriti in sincronia e non in antitesi, si possono fondere creando una particolarissima metarealtà genesica. Le pagine del corpo si lasciano leggere in tantissimi modi e direzioni diverse, replicando e appagando la medesima tensione conoscitiva che offrono le storie di carta. Ludmilla, da amante della continuità narrativa, replica lo stesso approccio nella vita attiva, e si slancia liberamente sul corpo del suo amante «come scorrendo l’indice dei capitoli […] e percorre (e percorrete insieme) pagine e pagine da cima a fondo senza saltare una virgola»[12]. Evita, insomma, quegli stessi salti che era stato costretto a fare Amedeo per chiudere il capitolo e avvicinare la donna. Lui sì, è costretto a forzare e accelerare la linearità del libro per non perdere il contatto con la vita vissuta, ma la sua impazienza irrequieta non gli consentirà un pieno appagamento di nessuno dei due piaceri.
Ludmilla e il Lettore, invece, superano l’inconciliabilità tra piacere della lettura e piacere erotico a tal punto da sovrapporli, comprendendo che lettura e amplesso hanno il potere comune di creare uno spazio-tempo ulteriore e non misurabile rispetto all’immanenza del reale. Ma ad una condizione, prendendo coscienza che, contrariamente a quello che avviene nei libri, «la lettura che gli amanti fanno dei loro corpi (di quel concentrato di mente e corpo di cui gli amanti si servono per andare a letto insieme) differisce in quanto non è lineare»[13]. Tutto ciò che ancora non può sapere e sperimenta con frustrazione Amedeo, che ci è presentato immerso nella linearità della storia e desideroso di continuare a leggere, capitolo per capitolo, senza pause fino alla fine. Ma una volta iniziate le “letture” della donna, è costretto a interrompere il libro nel momento di massimo coinvolgimento, così come sono costretti Ludmilla e il Lettore, con la differenza, però, che loro devono rinunciarci fuori dall’atto sessuale e contro il loro volere. Invece per Amedeo il richiamo della seduzione non affiancherà mai, non si sovrapporrà, ma intralcerà solo il piacere di leggere. La dismetria che si crea e si mantiene tra i livelli finisce anche per guastarli: per Amedeo possono vivere solo su due piani distinti, senza insidiare la loro integrità. Il suo desiderio principale, infatti, anche nelle schermaglie preliminari all’atto sessuale, rimane comunque di concludere il romanzo, per cui cerca di ritagliare al tempo del piacere fisico più tempo possibile per il piacere della lettura. Così nel rapporto con la donna «pur sempre nel trasporto dei suoi abbracci, cercò d’avere una mano libera per mettere il segnalibro alla pagina giusta»[14].
Le note seguenti sono integrate con quelle presenti nella prima parte – già pubblicata sul sito – di questo articolo. Per avere un quadro di riferimento più omogeneo e dettagliato si consiglia di prendere visione anche del lavoro precedente.
[1] I. Calvino alfabeta 1978, n. 8.
[2] I. Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, p. 183.
[3] Ivi, p. 179.
[4] J. Greimas Il guizzo, in Dell’imperfezione, Sellerio, Palermo, 1988.
[5] I. Calvino Definizioni di territori: l’erotico (Il sesso e il riso), in Una pietra sopra, Mondadori, Milano, 2016, p. 258.
[6] «Però i sensi mi interessano: uno dei libri che sto scrivendo è proprio sui sensi, sui cinque sensi. Se poi sono veramente cinque. Un pensatore per cui ho un grande rispetto, il Brillat-Savarin, diceva che l’attrazione sessuale costituisce un sesto senso, che chiamava genesico», in “Europeo”, 17 novembre 1980.
[7] Il racconto era apparso originariamente sula rivista «FMR» del 1° giugno 1982 col titolo Sapore Sapere.
[8] I. Calvino, Per Fourier 1. La società amorosa, in Una pietra sopra, Mondadori, Milano, 2016 p.273. Lo scritto fa parte di tre articoli usciti in supplemento su L’espresso il 18 aprile 1971 in occasione della pubblicazione italiana di Teoria dei quattro movimenti – Il nuovo Mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella società dell’Armonia, traduzione di Enrica Bosevi, Einaudi, Torino, 1971.
[9] Italo Calvino, Per Fourier 2. L’ordinatore dei desideri, in Una pietra sopra, pag. 275.
[10] I. Calvino, Eros e discontinuità, in Collezione di Sabbia, Milano, Mondadori, 1994, p. 90.
[11] I. Calvino, L’avventura di un lettore, in Gli amori difficili, in I Racconti, Mondadori, Milano, 1990.
[12] I. Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, p. 181.
[13] Ibidem.
[14] I. Calvino, L’avventura di un lettore, in Gli amori difficili, op. cit.
Davide Maria Zazzini è nato il 14 aprile 1996 a Pescara. Da quattro anni studia a Roma, dove si è laureato in Lettere moderne e continua a studiare ora Filologia Moderna. Ama i Pink Floyd, i romanzi di Gabriel García Márquez e Calvino, le poesie di Montale, Gatto, Neruda, Prévert e Catullo. Ma il cinema è la sua passione maggiore: soprattutto Fellini, Bertolucci, Forman e Scorsese.