Cosa abbiamo letto ad Aprile in redazione
Dolore
V.S. Naipaul
Adelphi, 2020
trad. it Matteo Codignola

Dolore di V. S. Naipaul è il primo titolo di “Microgrammi”, collana digitale progettata appositamente da Adelphi per questi tempi di quarantena e isolamento, che raccoglie brevi testi saggistici, racconti, materiali ibridi e inediti, tratti da libri che dovevano uscire e che non sono usciti e forse usciranno più in là o rimasti fuori da progetti di pubblicazione. Questo breve libricino (46 pagine) raccoglie uno degli ultimi testi dello scrittore trinidadiano – Premio Nobel per la letteratura nel 2001 -, apparso per la prima volta sul “New Yorker” del 6 gennaio 2020. È un racconto autobiografico intimo, la cui prosa elegante e sinuosa restituisce con struggente candore due brevi porzioni narrative, entrambe incentrate sul tema che dà titolo all’opera. Il personal essay di Naipaul indugia inizialmente sulla scomparsa del padre, il cui fallimento artistico è raccontato con filiale benevolenza e una punta di compassione, mentre nella seconda sezione è la morte del gatto ad essere al centro del focus narrativo. Il dolore scaturito da entrambe queste due esperienze, inevitabilmente di diversa natura e intensità, viene descritto pochi riferimenti evocativi, ma vividi e plastici, abili a tratteggiare solamente il perimetro, i contorni, di un sentimento troppo grande e profondo per essere espresso verbalmente in tutta la sua portata emozionale. L’interiorizzazione del lutto rappresenta la consapevolezza – sussurrata con parole mai ostentate – dell’amore che c’è stato, a volte incompreso, a volte ignorato e del bene che rimane oltre la vita e oltre la morte.
Se fossi fuoco, arderei Firenze
Vanni Santoni
Laterza, 2011

Se fossi fuoco, arderei Firenze, pubblicato nel 2011, è un romanzo breve, tecnicamente sperimentale, in cui la città di Firenze diviene personaggio principale di una narrazione ciclica e frammentaria, che si costruisce e si struttura su continui shift diegetici e passaggi di testimone “a staffetta”. Ne viene un fuori un’opera polifonica e plurilinguistica, in cui le vie di Firenze e i riferimenti topografici numerosissimi fanno contemporaneamente da collante scenografico e da stimolo romanzesco, andando oltre la mera rappresentazione descrittiva per significare ogni volta un determinato “mood” linguistico, proprio di ogni zona della città, e uno specifico range di personaggi e situazioni tipiche. Dal contrasto continuo e dalla dialettica ondivaga che si viene a creare fra personaggi, scene, dialoghi e motivi narrativi differenti ma contigui, opposti ma complementari, emerge il tessuto eterogeneo, dinamico, fluido della vita urbana e delle sue manifestazioni più caratterizzanti e variegate, descritte per condensazioni romanzesche che, nonostante la loro natura forzatamente tipologica, sono capaci di fornire un quadro (ultra)realista e artisticamente rielaborato di Firenze e di chi la abita, di chi la abbandona e di chi vi ritorna, di chi la odia e di chi la ama, di chi la desidera e di chi la possiede.
Ti ho sposato per allegria
Natalia Ginzburg
Einaudi, 2010

Ti ho sposato per allegria, pubblicato dall’Einaudi nel 1965, è certamente la più felice e riuscita commedia di Natalia Ginzburg, scrittrice dal talento finissimo e dalla prosa sobria e bilanciata, che scopre in questa pièce in tre atti un linguaggio scenico e teatrale, caratterizzato da grande vivacità ritmica e freschezza dialogica, in grado di restituire con leggerezza (e non superficialità) la strana storia di Pietro e Giuliana e delle loro nozze. La Ginzburg pone lo sguardo e l’attenzione sulla complessa dialettica che intercorre con le madri (reali e figurate) e sulla trama emozionale di cui sono intessuti i rapporti familiari. La commedia, nel suo corso, con stile ironico e mai banale affronta però altre aspetti problematici dell’esistenza umana come l’inadeguatezza, la naturale difficoltà nel relazionarsi con l’altro, la morte, l’incomunicabilità nei rapporti di coppia.
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