Cosa abbiamo letto a gennaio in redazione
Vite scritte
Javier Marías
Einaudi, 2019
trad. di Glauco Felici

Vite scritte è un libro sui generis, particolare, curioso, e di certo rappresenta un unicum all’interno dell’ampia produzione romanzesca di Javie Marías. Questo perché l’autore spagnolo propone un testo fatto di microtesti, di frammenti di racconto stilisticamente mirabili, asciutti ed incisivi, dilettandosi in un’opera costruita attraverso la proposizione di brevi bozzetti di vita – dal gusto aneddotico e a volte bibliofilo – di personaggi che sono al contempo grandi scrittori e scrittrici del passato e veri e propri personaggi narrativi, trattati come tali e inseriti entro una cornice storicamente reale ma verosimilmente anche finzionale, venata da quegli echi “mitici” o “leggendari” che inevitabilmente ogni celebre autore si porta dietro più o meno consapevolmente. La forza del libro e d’altronde anche il suo senso ultimo stanno proprio qui, nella limpida capacità di Marías di farci osservare dal buco della serratura le stranezze, i tic, le ossessioni, le idiosincrasie di mostri sacri come Joyce, Faulkner, Conrad, le cui opere affollano le nostre mensole di casa e gli scaffali delle librerie, senza però scadere mai nel biografismo abusato e regalandoci piccole e inaspettate perle di conoscenza che strappano spesso un sorriso stupito e divertito.
Vita e destino
Vasilij Grossman
Adelphi, 2013
trad. di Claudia Zonghetti

Pubblicato postumo (1980) sedici anni dopo la morte dell’autore a causa del sequestro del manoscritto imposto dal KGB, Vita e destino è considerato giustamente, insieme a Tutto scorre…, il capolavoro di Vasilij Grossman. Libro potente, a cui l’autore russo si è dedicato continuativamente per più di dieci anni, in Vita e destino forte riecheggia l’intera tradizione del romanzo russo ottocentesco, in special modo l’eredità tolstojana. Attraverso una prosa muscolare, vigorosa, ma mai pedante, stentorea o prolissa, Grossman intreccia le esperienze di più personaggi – dall’idealista al pavido, dall’eroe al traditore – sviluppando diversi filoni narrativi che si dipanano storicamente nel periodo della seconda guerra mondiale e geograficamente tra Stalingrado, la Siberia e i campi di concentramento tedeschi. Tuttavia il romanzo non si esaurisce minimamente nell’affresco storico perché viene arricchito da una profonda dimensione psicologica, riflessiva, antropologica, in virtù della quale l’autore s’interroga e ci interroga – dando vita ad alcune pagine davvero memorabili – sulla natura del male e del bene, sulla fisionomia del dolore e sull’importanza degli ideali, sulla falsità del consenso forzato e sulla dialettica problematica che sempre intercorre tra volontà individuale e spirito collettivo.
Razmataz
Paolo Conte
Feltrinelli, 2019

Opera originale, ricca, variegata e multiforme come le note e le parole che da sempre sottendono la musica di Paolo Conte, Razmataz è uno sghiribizzo d’autore, un divertissement nostalgico ma rigoglioso, vigoroso, costruito con saggia e divertita maestria, che riunisce in maniera perfettamente fluida – all’interno di un’impalcatura che ha le sfumature di un giallo – i grandi amori dell’Avvocato: il jazz, Parigi, gli anni Venti, la pittura e il disegno. Razmataz è infatti un insieme ibrido di testi, canzoni e illustrazioni, un rassemblement costruito per oltrepassare i limiti bidimensionali della pagina, una commedia musicale scritta e cantata capace – in virtù delle continue commistioni e dei sorprendenti accostamenti – di emergere in superficie e di imporre un suo specifico ritmo narrativo, ammaliante, misterioso e sorprendente proprio come un’improvvisazione jazzistica.
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